Il cibo non rappresenta soltanto il carburante per le nostre cellule, ma è anche una fonte di piacere, un segnalatore che agisce su aree cerebrali deputate a funzioni di tipo cognitivo-motivazionale, comportamentale e di elaborazione emotiva.

In particolare l’attivazione dopaminergica nell’area mesolimbica è la base neurochimica del circuito della ricompensa, che si attiva ogniqualvolta una determinata sostanza o azione che arreca piacere viene ricercata e perpetuata nel tempo al fine di ottenere sempre quel tipo di piacere.

Le più recenti ricerche hanno constatato infatti che l’ingestione di determinati cibi (bevande zuccherate e merendine), attiva potentemente il sistema dopaminergico della ricompensa, coinvolgendo quindi gli stessi circuiti cerebrali attivati dalle sostanze psicotrope che creano dipendenza (come la cocaina o l’eroina). Una dipendenza che crea l’overnutrizione, l’instaurarsi dell’obesità e, infine, della Sindrome Metabolica.

La persona obesa non è quindi “solo” grassa, ma è affetta da una dipendenza psico-fisica, dalla sindrome metabolica appunto,  e questo spiega anche l’estrema difficoltà per la gran parte degli obesi nel seguire un regime dietetico fortemente restrittivo, soprattutto durante i primi mesi, in quanto una dieta ferrea è uno stress enorme che attiva fortemente il circuito della dipendenza da cibo ed ha come unica conseguenza le grandi abbuffate, specie notturne.

𝗔𝗟𝗘𝗦𝗦𝗜𝗔 𝗙𝗥𝗘𝗦𝗜𝗟𝗟𝗜

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